La luce non è solo una necessità funzionale nell’architettura: è uno strumento espressivo potentissimo, capace di trasformare gli spazi, comunicare significati e suscitare emozioni.

Quando è progettata con sensibilità e consapevolezza, la luce diventa materia narrativa: definisce volumi, modella superfici, guida lo sguardo e influenza profondamente l’esperienza sensoriale dell’utente. In architettura, l’illuminazione può essere silenziosa o spettacolare, naturale o artificiale, ma sempre carica di intenzionalità. Essa può evocare la spiritualità di uno spazio sacro, enfatizzare la dinamicità di un edificio contemporaneo o instaurare un dialogo poetico con l’ambiente circostante.

Alcuni progetti architettonici e urbanistici hanno fatto della luce il loro elemento narrativo principale, utilizzandola in modo innovativo, poetico o sorprendente.

In questo articolo esploriamo cinque casi celebri in cui la luce è diventata protagonista, ridefinendo il rapporto tra spazio, percezione e tecnologia.

 

  1. Kunsthaus Graz (Austria)
    Progettisti: Peter Cook e Colin Fournier
    Soprannominato “The Friendly Alien”, il Kunsthaus Graz è un museo d’arte contemporanea che si distingue per la sua forma organica e la pelle tecnologica. La facciata dell’edificio è composta da un sistema di anelli fluorescenti controllati digitalmente, che trasformano la superficie esterna in uno schermo di luce. Il sistema BIX, sviluppato appositamente per questo progetto, permette di visualizzare testi e immagini luminose in bassa risoluzione.

Qui, la luce diventa linguaggio: la facciata comunica con il pubblico, trasmettendo messaggi, opere digitali e animazioni. Il Kunsthaus Graz non si limita a ospitare arte al suo interno: diventa esso stesso un mezzo artistico, capace di mutare volto con la luce, giorno e notte.

  1. Harpa Concert Hall (Reykjavik, Islanda)
    Progettisti: Henning Larsen Architects e Studio Olafur Eliasson
    Situata sul lungomare di Reykjavik, la Harpa Concert Hall è un gioiello architettonico che fonde arte, natura e tecnologia. La sua facciata in vetro è composta da un reticolo di moduli geometrici ispirati ai cristalli di basalto tipici del paesaggio islandese. Integrati nei pannelli ci sono LED RGB che illuminano l’intera struttura con giochi di colore dinamici e programmabili.

La luce qui interpreta l’ambiente: cambia in base alle stagioni, agli eventi o persino alla musica eseguita all’interno. Il risultato è una struttura viva, che pulsa, respira e dialoga con il paesaggio circostante. Un perfetto esempio di come l’illuminazione possa essere progettata per fondersi armoniosamente con il contesto naturale e culturale.

  1. The High Line (New York, USA)
    Progettisti: James Corner Field Operations, Diller Scofidio + Renfro
    The High Line è un parco urbano sopraelevato ricavato da una ex ferrovia dismessa nel cuore di Manhattan. L’intervento è diventato un simbolo di rigenerazione urbana, e l’illuminazione ha giocato un ruolo chiave nel creare un’esperienza unica, anche nelle ore notturne.

I progettisti hanno scelto una luce discreta, integrata nei parapetti e nel verde, che valorizza i materiali e crea atmosfere intime. Niente faretti invadenti, nessun effetto scenografico: solo un’illuminazione lineare e morbida che accompagna il visitatore nel percorso. La luce è qui usata con grande sensibilità, per esaltare la bellezza dell’ordinario e invitare alla contemplazione.

  1. Notre-Dame de Paris (Francia)
    Lighting designer: Hervé Descottes (L’Observatoire International)
    Dopo l’incendio del 2019, la cattedrale di Notre-Dame ha avviato un complesso lavoro di restauro, che include anche una nuova progettazione luminosa. L’obiettivo non è solo funzionale, ma spirituale: restituire all’edificio la sua aura attraverso la luce.

Il progetto prevede l’uso di LED a basso consumo, nascosti alla vista, che evidenziano le proporzioni gotiche, le volte, le vetrate e le opere d’arte. Alcune fonti luminose saranno dinamiche, capaci di variare intensità e temperatura colore in base all’ora del giorno o alle celebrazioni liturgiche.

In questo caso, la luce è pensata come elemento immateriale ma profondamente espressivo, in grado di evocare il sacro e accompagnare la preghiera, senza mai imporsi.

  1. The Shed (New York, USA)
    Progettisti: Diller Scofidio + Renfro con Rockwell Group
    The Shed è un centro culturale situato nel complesso di Hudson Yards, a Manhattan. La sua particolarità è l’involucro mobile, una struttura telescopica che si espande per creare nuovi spazi performativi all’aperto. L’involucro è realizzato in ETFE, un materiale traslucido che interagisce in modo unico con la luce artificiale.

Di notte, l’intera struttura si trasforma in una sorta di lanterna urbana: la luce interna attraversa l’involucro, cambiando l’aspetto dell’edificio a seconda degli eventi o dei contenuti artistici ospitati. La luce qui è mezzo di trasformazione, capace di rendere flessibile e dinamico un edificio altrimenti statico.

Per concludere

Questi cinque progetti dimostrano come la luce possa essere molto più di un semplice supporto visivo. Può diventare linguaggio, emozione, identità. Che si tratti di trasmettere un messaggio su una facciata digitale, di evocare il paesaggio naturale o di valorizzare un luogo sacro, l’uso creativo della luce è oggi uno degli strumenti più potenti nella progettazione architettonica.

Guardando a questi esempi, possiamo imparare a considerare la luce non solo come qualcosa che “serve”, ma come qualcosa che parla.