E’ stata inaugurata, sabato 2 aprile al Palazzo dell’Arte, la XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano 2016 dal titolo “21st Century. Design After Design”, che sarà possibile visitare sino al 19 febbraio 2017. Quest’evento sarà correlato da una serie di manifestazioni multidisciplinari che “invaderanno “ tutta la città; le varie sedi saranno le seguenti: Triennale di Milano, Fabbrica del Vapore, Hangar Bicocca, IULM, Politecnico di Milano, Museo delle Culture, Villa Reale di Monza e ognuna di essa avrà un curatore specifico.

Vi suggeriamo di visitare il Triennale Design Museum, in viale Alemagna, 6, dove è allestita la mostra “W.Women in Italian Design”.

Ma cos’è in specifico “W. Women in italian design”? E’ un’esposizione, alla sua nona edizione, curata da Silvana Annichiarico direttrice del Triennale Design Museum dal 2007 e il cui allestimento è stato progettato da Margherita Palli,  scenografa e costumista italiana, nota per avere curato la progettazione del museo ricavato dalla ristrutturazione della Gare d’Orsay a Parigi. Il proposito di queste due “women” è quello di cercare di tracciare una nuova storia del design italiano al femminile, ricostruendo figure, teorie, attitudini progettuali che sono state prodotte nel Novecento e che si sono affermate, trasformate ed evolute nel XXI secolo. Le donne sono “esibite” nella loro totalità, in quanto creatrici, progettiste, sperimentatrice e pronte a qualsiasi rischio e sfida. Cronologicamente, la mostra racconta queste capacità femminili usando la metafora di un fiume che attraversa tutto il Novecento. In poche parole, si vuole celebrare il “mondo” delle donne come soggetto creativo di un design meno assertivo e autoritario e più istintivo e vitale, quindi la mostra vedrà i progetti più significativi di designer donne degli ultimi anni.

Tra i numerosi e interessanti progetti è bene rendere noto che è stata scelta, come simbolo del design al femminile, la lampada da tavolo Ciclope disegnata da Orietta Ceccato e Maristella Aloia per ILIDE, motivo di grande orgoglio per l’arte e la creatività made in Italy.

Tra gli interpreti della mostra non possiamo non citare Carlotta de Bevilacqua, architetto, designer e imprenditrice con i progetti di luce Sui, Yang e Empatia disegnate per Artemide, di cui è anche vice presidente. L’uso che viene fatto qui delle luci testimonia il percorso di ricerca tecnologica e d’innovazione verso una   progettazione intelligente e consapevole che anima ogni luce .

La lampada Sui rappresenta il primo progetto di Artemide che già dal 2000, studiava le potenzialità dei led: una luce progettata per essere adattabile a ogni esigenza d’illuminazione. Con la lampada Yang l’attenzione è posta interamente sul tema della ricerca del benessere attraverso la luce, infatti si parla di una lampada trasparente che consente di toccare la luce e creare l’atmosfera luminosa più vicina al proprio stato d’animo .

Parlando, poi, della lampada Empatia è importante sottolineare il binomio innovazione – ricerca che essa rappresenta, anche se al tempo stessa esprime la riscoperta delle antiche conoscenze; in questo caso vi è un ottimo legame tra la più avanzata tecnologia LED e la grande tradizione artigianale del vetro soffiato veneziano. Grazie a quest’effetto si ottiene un approccio più umano e responsabile della luce, che dimostra anche la realizzazione di un perfetto progetto sostenibile.

Un altro intervento di Artemide è nella mostra “Stanze. Altre filosofie dell’abitare”, percorso espositivo che propone una sequenza di undici ambienti progettati da undici autori che mettono in scena il loro modo di vedere l’abitare. Nella stanza “Risonanze” progettata da Andrea Anastasio e nella stanza “In Prospettiva” di Elisabetta Terragni abbiamo Spike che offre una luce indiretta sugli elementi di divisione dello spazio creando un’illuminazione uniforme e leggera, mentre a Everything è stato affidato il compito di creare una luce che metta in evidenza gli elementi significativi all’interno dell’ambiente.

Le illuminazioni di Artemide sono presenti anche in altri padiglioni dell’esposizione; in quello di Michele De Lucchi caratterizzato da una strana ciminiera di forma conica nella parte inferiore e cilindrica in quella superiore e che è stata costruita per ospitare quattro terrecotte di Enzo Cucchi. Grazie ad essa, le opere di Cucchi appaiono sospese e sono molto accattivanti per la straordinaria forza che emanano, infatti sono illuminate dall’alto con proiettori Tycho, considerato tra le novità di Artemide 2016 e durante il giorno dalla luce solare filtrata dall’oblò nella sommità della cupola.